Mi chiamo Paola, ho 53 anni e 2 anni fa' la mia vita è cambiata.Problemi di salute mi hanno impedito di continuare a fare il sedentario lavoro amministrativo
iniziato appena diciottenne. Il maggior tempo tempo a mia disposizione ha fatto sì che trovassi il
coraggio di aprire un cassetto vecchio e polveroso che continuava a giacere nei meandri della mia
anima e nel quale avevo riposto il mio sogno di bambina prima e di ragazza poi unitamente a tutti
gli impedimenti che lo avevano accompagnato e che si possono risolvere in queste parole di mia
madre: “No! Non farai mai quel lavoro. E' un lavoro logorante che non remunera e non adatto ad
una donna!”
Stampo, mazzuolo, colore e tela. Piu' perizia e fantasia.
Preparato il tessuto sul banco da lavoro e intinto lo stampo nel tampone cosparso di colore.. con mano
ferma si appoggia lo stampo sulla tela premendolo col braccio sinistro mentre il bracco destro batte
col mazzuolo di legno ad intensità più o meno vivace secondo necessità affinche' il disegno si imprima
sulla tela. Tralci, fiori, volute, geometrie e tutti i soggetti del patrimonio iconografico agreste
romagnolo o del Rinascimento italiano o dell'arte bizantina o ancora ispirati ai fregi tradizionali delle
ceramiche locali e delle maioliche di Faenza.. prendono vita sulla stoffa.
In tal modo, piano piano, i disegni e le figure si moltiplicano sulla tela fino a comporre la decorazione
voluta.
Per colori e paste si fa' ricorso a preparati dell'industria chimica che hanno sostituiti i colori fissabili
solo con bagno di acqua bollente ed acido solforico o il ruggine della tradizione ottenuto con ricetta
segreta di stamperia e che partiva dallo scioglimento del ferro in acido nitrico fino al fissaggio della
tela stampata a ruggine in un bagno di acqua fredda e soda caustica.
Questi erano i colori utilizzati dalla Stamperia Visini: dal bisnonno Giovanni.. a babbo Fabio
Gli stampi invece sono tutti dell'originaria Stamperia Visini passati di generazione in generazione o di
nuova incisione di babbo Fabio.
Le origini della stamperia Visini di Meldola.. risalgono infatti a fine Ottocento quando Meldola gode di
un periodo di particolare sviluppo economico e sociale: grazie ad una consolidata attività di
bachicoltura, nascono numerose filande che lavorano il bozzolo e lo trasformano in matasse di seta.
Alcuni proprietari di filande sono anche tintori di seta e stampatori a ruggine dei tessuti più modesti
quali la canapa ed il lino. E' nelle botteghe di Zoli e Campana che Giovanni Visini, classe 1866, apprende
appena ragazzo il mestiere di tintore e di stampatore. Nel 1895 Giovanni decide di aprire una bottega
tutta sua, vicina al canale Doria in zona San Michele.
Il lavoro promette bene e la fortuna delle tele stampate continua fino al primo decennio del Novecento
quando cioè il crescente sviluppo dell'industria tessile immette su di un ampio mercato, nuovi filati,
tessuti più finemente lavorati e decorati che incontrano notevole favore del pubblico a discapito delle
stoffe più ruvide ed irregolari prodotte dalla famiglia artigiana.
La stampa romagnola risente fortemente della crisi. Molte bottege cessano l'attività ed anche la
stamperia Visini attraversa un momento molto critico ed è così che nel 1909 Giovanni trasferisce tutta
la sua famiglia a Cosenza dove è invitato a dirigere il lavoro di stamperia e di tintoria nel laboratorio
dei Campana, famiglia meldolese già trasferitasi da tempo in Calabria. Un lavoro redditizio che gli
permette di mantenere la sua numerosa famiglia. Ma per Giovanni il ricordo e l'amore per la Romagna
sono troppi forti e finita la prima guerra mondiale, portando con se' il figlio Giacomo, torna verso
quelle dolci ed aspre colline dove voleva vivere, lavorare e morire. Con modeste risorse e confidando
solo nelle sue capacità lavorative.. cerca casa e la trova in via Cavour al civico 54, oggi 135 e osa
impegnarsi per comprarla rilevando anche la filanda annessa. Giovanni non ha più gli stampi: così ne
incide dei nuovi e altri gli acquista dalla stamperia Zoli che aveva cessato l'attività e inizia nuovamente
a stampare le tele. Fortuna vuole che voci autorevoli si levino a difesa della produzione tradizionale
prima fra tutti quella del poeta Aldo Spallici e della contessa Eugenia Rasponi che vuole abbellire la
poderosa rocca di Sant'Arcangelo dove abita con manufatti locali comprese le coperte da buoi. Tuttavia
è solo all'Esposizione Etnografica a Forlì del 1921,